Gli archeologi hanno trovato che il tabacco lascia tracce nelle ossa del fumatore per il resto della sua vita e per centinaia di anni dopo la sua morte, permettendo così di scoprire, per la prima volta, se quel che si sta studiando sia lo scheletro di un individuo che abbia fatto o meno uso del tabacco.
La ricerca dell’Università di Leicester, basata sui resti di persone sepolte in Gran Bretagna tra il XII e il XIX secolo, mostra il duraturo impatto che questa sostanza ha sullo scheletro di un fumatore ed aiuta ad illustrare il collegamento tra il fumo e lo stato delle ossa come, per esempio, un aumentato rischio di fratture.
Confrontando resti risalenti a prima e dopo XVI secolo, i ricercatori hanno scoperto come l’arrivo del tabacco nell’Europa Occidentale, risalente a circa 500 anni fa, portò ad un “cambiamento delle ossa” nell’uomo.
In passato, gli archeologi si sono basati sull’esame dei denti per stabilire se lo scheletro fosse quello di un fumatore o no, verificando l’esistenza o meno di macchie o segni di consumo dei denti stessi causato dal tenere in bocca una pipa. In molti casi, però, “i resti della dentatura non sono durati nel tempo oppure l’individuo aveva perso i denti prima di morire”, cosa che rendeva questo metodo di indagine inutile.
L’equipe dell’Università di Leicester ha esaminato l’osso corticale – il denso tessuto di cui è composta la parte esterna dell’osso e che dà la forza – di scheletri umani. Sono stati esaminati 323 gruppi di resti, alcuni di persone che si sapeva facevano uso di tabacco e altri di individui di cui nulla si conosceva.
Oltre 140 di questi resti provenivano dal cimitero di una chiesa di campagna di Burton-upon-Humber nel North Lincolnshire, con sepolture che vanno dal 1150 al 1855. Gli altri 177 resti venivano dal Cimitero di St. James’s Gardens di Euston a Londra risalenti a date tra il XVIII e XIX secolo. I ricercatori hanno effettuato una spettroscopia di massa della struttura molecolare delle ossa ed hanno trovato che 45 caratteristiche molecolari differivano a seconda se le ossa appartenevano ad un fumatore oppure ad un non fumatore.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, è giunto alla conclusione che “il tabacco lascia tracce metaboliche nell’ossatura umana tali da rendere possibile l’identificazione del suo consumo in individui di cui non si conosce la storia riguardo all’uso di tale sostanza”.
La Dr.ssa Sarah Inskip, uno degli autori dello studio, ha detto “La nostra ricerca dimostra che ci sono significative differenze nelle caratteristiche molecolari di ossa appartenute a persone che facevano o non facevano uso di tabacco. Questo potenzialmente mostra che è possibile vedere l’impatto di questa sostanza sulla struttura del nostro scheletro.
La nostra ricerca ha lo scopo di verificare come emergano queste differenze poiché questo può essere rilevante al fine di comprendere perché l’uso di tabacco sia un fattore di rischio per alcuni disturbi dentali e muscolo-scheletrici”.
Lo studio osserva che i danni fisici causati dal fumo sono ben documentati ma che il suo effetto è stato notato soprattutto riguardo ai tessuti molli e agli organi in relazione all’aumentato rischio di carcinoma del polmone, della vescica e della gola, unitamente a malattie cardiovascolari e infarti. Ora, questo studio ha rilevato che il fumare è collegato a patologie riguardanti le ossa, come la bassa densità ossea, aumentato rischio di fratture e periodontiti, aggiungendo che “I resti archeologici di scheletri umani…sono in grado di offrire evidenze che possono essere usate per studiare condizioni di malattia e di salute, nel passato, associate all’uso del tabacco”.
“The Times” – 16 Ottobre 2024
Scritto da Kaya Burgess – Giornalista scientifico