Come ci fa sentire la nicotina? – seconda parte

La prima esperienza di assunzione di nicotina da parete del fumatore varia dall’essere tremendamente sgradevole all’essere leggermente sgradevole. Per poterlo acclarare, il fumatore ha bisogno di ignorare le sensazioni suscitate dalle circostanze di questa prima sigaretta ovvero le pressioni  del gruppo e il successivo elogio; la sensazione di ribellione, di appartenenza, l’idea di sembrare affascinante, sofisticato o un duro. Niente di tutto questo ha a che fare con l’assunzione di nicotina nel corpo ma ha tutto a che fare con l’ambiente.

Come può la nicotina generare una sensazione di piacere?

Quindi, la maggior parte dei fumatori ricorda che l’effetto fisico della loro prima sigaretta è stato sgradevole, e anche solo questo prova che qualunque convinzione sull’iniziale assunzione di nicotina come fonte di  piacere sia falsa. Qualunque sia l’impatto che la nicotina ha sui livelli di dopamina, quando iniziamo a farne uso, non è certo piacevole. Infatti, per molte persone,  la prima sigaretta risulta così sgradevole e insoddisfacente, che si convincono che non ne diverranno mai dipendenti. Il motivo che induce i fumatori ad avere la ferrea certezza che fumare SIA piacevole è spiegato perfettamente dal Prof. West.

I sintomi d’astinenza provati dal dipendente da nicotina sono la conseguenza dell’ aver fumato la sua prima sigaretta e vengono “temporaneamente” alleviati dalla successiva. Il cervello, inconsciamente, ne deduce “la prossima volta che sentirai i sintomi di astinenza da nicotina, fallo di nuovo!”. In altre parole, il gesto di accendersi una sigaretta come risposta ai sintomi d’astinenza viene rinforzato ogni qualvolta un fumatore si accende una sigaretta, ignorando il fatto che anche la prossima genererà gli stessi  sintomi.

Sia che un fumatore si trovi in una situazione piacevole oppure triste, di rilassamento o di stress oppure noiosa, o che si stia concentrando o si trovi in una condizione di solitudine, allo stesso tempo prova i sintomi d’astinenza da nicotina e reagisce accendendosi una sigaretta, sentendosi immediatamente meglio del momento prima ma ignorando il fatto che quella sigaretta perpetuerà, una volta fumata, gli stessi sintomi d’astinenza.

Non c’è quindi da stupirsi se chi fuma pensa che il farlo lo aiuti ad essere felice o a concentrarsi, ad affrontare lo stress o la tristezza, a rilassarsi, a sopportare la noia o la solitudine! Tutto questo non ha niente a che fare con un genuino piacere o il miglioramento dell’umore e, ogni volta che si accendono una sigaretta in una di queste situazioni, il cervello ne deduce inconsciamente “La prossima volta che ricapita, fallo di nuovo!”

I non fumatori non devono affrontare i disagi mentali e fisici derivanti dall’essere dipendenti dalla nicotina. Non soffrono d’avvelenamento da nicotina né dei relativi sintomi d’astinenza e neppure dell’innaturale e aberrante impatto che essa ha sulla dopamina e il suo funzionamento.

Fumare danneggia il cuore e la circolazione sanguigna aumentando i rischi di problemi come malattie coronariche, attacchi di cuore, infarti, disfunzioni della circolazione periferica (capillari danneggiati) e patologie cerebrovascolari (danni alle arterie che forniscono sangue al cervello).

Una volta raggiunto il cervello, imita l’acetilcolina, un neurotrasmettitore naturale che opera naturalmente nel cervello attivando particolari recettori di questa molecola. L’acetilcolina è nota per aiutare a mantenere sani la respirazione, le funzioni cardiache, i movimenti dei muscoli e le funzioni cognitive come la memoria. La nicotina aumenta l’adrenalina che, a sua volta, incrementa la pressione cardiaca, la respirazione e le pulsazioni.

 

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